Auguri a Saverio ed Enzo nel giorno della professione semplice da parte di fratel Carlo Mangione superiore provinciale dei camilliani del Sud Italia

 Carissimi, Enzo e Saverio, 

Ecco, il grande giorno è arrivato! 


Oggi vi siete consacrati al Signore con la professione dei tre consigli evangelici e il nostro quarto voto, corona e sigillo di una vita donata, fino al dono di sé, anche quando è a rischio la nostra vita.

Ora la vita non è più vostra, non vi appartenete più, l’avete messa nella mani del Signore, perché Lui se ne serva dove meglio ritiene che voi possiate servirlo.

 

Qualche giorno fa vi ho chiesto di ricordarmi come avete conosciuto San Camillo e il nostro Ordine. Entrambi mi avete riferito, di un INCONTRO.

Saverio, attraverso P. Alfredo; 

Enzo tramite il carissimo Don Mario e successivamente P. Salvatore e i formandi

Il Signore ha prestato la sua voce a questi religiosi, sacerdoti per condurvi a Lui nella vigna della Carità di San Camillo de Lellis.

 

Cari Saverio e Enzo, la vita camilliana, ma direi, la vita di ogni uomo è fatta di INCONTRI. Ogni giorno NOI, uomini e donne, incontriamo decine e a volte centinaia di persone e magari restiamo indifferenti. 

Ma NOI CAMILLIANI, andiamo incontro  ai malati delle corsie ospedaliere, agli operatori sanitari, ai poveri, ai volontari, al personale delle nostre realtà di servizio, perfino in strada, perché la strada é luogo privilegiato di incontri improvvisi e non programmati. 

 

Ogni incontro per noi non avviene a caso, ogni incontro ci trasforma, ci  cambia la vita, ci lascia un segno, una traccia nuova, ci indica dove andare e perché. 

Ogni nuovo incontro ci mostra un nuovo volto di Cristo, ci fa dono di un fratello, ci regala un compagno di cammino. Non possiamo ignorarlo. 

 

Noi siamo chiamati ad ogni incontro a rivelare il senso della nostra vita, quali Ministri degli Infermi, secondo il carisma di Camillo de Lellis. 

Chiunque c’incontra deve riconoscere in noi il senso della fraternità che Gesù di Nazareth ispirò a Camillo e che noi abbiamo scelto come modello per stare nel mondo. Ci siamo impegnati a lasciare il segno. 

Perciò, fratelli miei e nostri, fate in modo che ogni incontro sparga intorno a voi il profumo di Gesù e di San Camillo. 

 

Com’è triste sentire che le persone, specie se giovani, si allontanano da noi amareggiati, dopo averci incontrato, dopo aver fatto un tratto di cammino con noi nel volontariato o nella guida spirituale. 

Ricordatevi che noi siamo chiamati come dice San Camillo “a lasciare una scia del profumo della nostra vita”. Gli altri, incontrandoci, devono sperimentare                       l’ accoglienza e la tenerezza di Gesù.

Oltre ad incontrare fratelli e sorelle nelle corsie e nelle strade, c’è un altro luogo dove ogni giorno e più volte al giorno viviamo incontri feriali e quotidiani e sono i corridoi, gli spazi delle nostre comunità, dove incontriamo i confratelli. 

 

Anche qui dobbiamo esercitare l’accoglienza e la tenerezza che siamo chiamati a vivere nel nostro ministero, “come una madre per il suo unico figlio” . Vale anche tra di noi. Si, cari confratelli, anche noi abbiamo bisogno calore umano, comprensione e gesti di amicizia e fraternità. 

Che non avvenga che fuori nel ministero siamo luci sfavillanti e in comunità invece lucignoli fumiganti, che si spengono e lasciano soltanto fumo e odore di bruciato …

Amate i confratelli, curate la vita fraterna anche se a volte la tentazione di “passare oltre” come nella parabola del buon Samaritano, potrebbe coglierci di sorpresa. Attenzione, il maligno è sempre in agguato.

Ma per fare incontri belli e fruttuosi dovete intrattenervi spesso con Colui che vi ha incontrato per primo, Gesù. Se a volte i nostri incontri con le persone si rivelano fallimentari nel tempo è perché abbiamo trascurato di incontrare Colui che ci trasforma a sua immagine, Gesù di Nazareth il vivente, di so-stare a lungo con Lui e di gustare la sua Parola che ci vede così impegnati a proclamarla, che a volte dimentichiamo che è  anche e prima per noi fonte di consolazione e di saggezza, non dimentichiamolo mai.

 

Desidero adesso ringraziare i vostri genitori, mamma Pina e papà Orazio, mamma Antonella e papà Salvatore, che certamente dal cielo si unisce a noi, è qui presente. Grazie, voi siete i benefattori più importanti per il nostro Ordine, avete donato quello che di più caro avete, i vostri figli. Il Signore e San Camillo vi benedicano abbondantemente e sappiate che adesso anche voi fate parte di questa grande famiglia di San Camillo.

Un grazie doveroso e fraterno ai confratelli di questa comunità del Divino Amore e in modo particolare al maestro P. Giampier, guida sicura, attenta e amorevole che in quest’ anno è stato padre, fratello, amico e confidente.  Tutti voi cari confratelli, siete stati un libro vivente di formazione con le vostre virtù e doni da imitare ma anche con i vostri limiti e difetti, perché ci ammoniscono di non imitare. Tutto coopera al bene per coloro che amano Dio.

 

Infine , ma proprio come dulcis in fundo, grazie a Lei eccellenza P. Franco per aver accolto l’ invito a presiedere questa celebrazione; con Lei ci sentiamo accomunati dalla vocazione di speciale consacrazione alla vita religiosa e nello stesso tempo Le vogliamo esprimere il nostro desiderio e la nostra volontà di camminare insieme  con questa chiesa diocesana per essere segno e strumento della misericordia di Gesù consolatore. 

Maria Madre della Salute ci custodisca nel suo amore di Madre e ci renda sempre più materni. 

A San Camillo, volgiamo il nostro sguardo di figli amorevoli che si preparano a celebrare l’anno giubilare dei 450 della sua conversione  di un così grande padre nella vocazione. Alla sua intercessione chiediamo la nostra conversione al bene e al bello del Vangelo della carità.

 

AUGURI ENZO, AUGURI SAVERIO, AUGURI CARISSIMI GENITORI, AUGURI A TUTTI NOI, AMEN!



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