Messaggio di Sua Ecc. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita dell'Arcivescovo di Chieti - Vasto. Diocesi nella quale ricade territorialmente Bucchianico, paese natale di San Camillo de Lellis.
Messaggio alla Famiglia Carismatica Camilliana
2 febbraio 2025
+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Il 2 febbraio 2025 la grande Famiglia Camilliana inizia il Giubileo per i 450 anni dalla Conversione di San Camillo, avvenuta il 2 febbraio del 1575 nella Valle dell’Inferno nel Gargano. Per questa occasione così significativa, considerata anche la mia aggregazione a questa Famiglia religiosa e l’affetto sincero che nutro per Voi e che so ricambiato, desidero inviare un messaggio augurale e di riflessione indirizzato al Superiore Generale e a tutto l’Ordine. L’augurio è che si tratti per tutti Voi di un tempo di grazia, in cui vivere la riscoperta della Vostra vocazione al servizio dei più poveri e degli ammalati, anche nella felice coincidenza del Giubileo di tutta la Chiesa e nella rinnovata e gioiosa speranza con cui il Santo Padre Francesco ci ha invitato a viverlo. La riflessione riguarda in particolare il tema scelto per questo Giubileo Camilliano, tratto dalla lettera di Paolo Apostolo ai Filippesi: “Conquistato dall’amore di Cristo” (Fil 3,12). Sono tre i motivi che vorrei evidenziare in questa scelta: in primo luogo, si parla di una “conquista”. L’uomo d’armi che fu Camillo vede la vita come lotta e, quando si apre all’azione della Grazia, comprende che la vera vittoria è essere “conquistato” dal Signore Gesù. Lottare è impegnarsi fino in fondo, ma anche saper arrendersi a Colui che vince con la forza del Suo perdono e della Sua misericordia: per Camillo la vita spirituale è lotta, passione, agonia, ma al suo vertice è resa innamorata, consegna, abbandono nelle mani dell’Amato. Possa questa dimensione “agonica” essere sempre più vissuta da ognuno di Voi, per uscire dalla banalità della semplice ripetizione o dalla passività del fare solo quello che si è sempre fatto, aprendovi alla freschezza di un amore sempre nuovo, aperto alle sorprese di Dio e all’inesauribile creatività del Suo amore. È da questo “amore” che Camillo desidera essere conquistato: al centro della buona novella egli riconosce l’“agàpe” per la quale il Figlio eterno è venuto fra noi e si è offerto in sacrificio per noi sulle braccia della Croce. È questo amore a essere vittorioso in Cristo e nei Suoi discepoli a partire dalla resurrezione del Signore e fino alla fine del tempo. L’esistenza vissuta come cammino pasquale, fatto di continua partecipazione alla Croce di Gesù e degli infermi e di sempre nuova resurrezione nella forza dello Spirito e della carità che Egli accende nei nostri cuori, è quella a cui chiama la vocazione camilliana. Rispondere a questa chiamata ogni giorno, amando Dio e il prossimo con sempre nuovo impegno e con gioioso e rinnovato slancio, è quanto il Signore chiede a ogni figlio o figlia di San Camillo. Infine, all’inizio, al centro e al termine di tutto, della vita intera come di ogni singola giornata, per chi riceve in dono il carisma camilliano c’è Cristo, la Sua incantevole carità, che mai si arrende al male e non si risparmia nel compiere il bene, anche quando nessuno sguardo umano lo cogliesse e nessuna gratificazione lo rendesse attraente. Amare Gesù, amare come Lui e con il Suo aiuto, è la risposta che Camillo sente di dare alla voce che lo chiama e gli fa comprendere come Dio sia tutto e il resto nulla. Possa quest’anno giubilare far avvertire di nuovo e in modo nuovo a ogni discepolo del Santo Ministro degli infermi la bellezza, ma anche la serietà e le esigenze della propria vocazione, per spendersi con tutta la carità possibile verso chi nella infermità ha bisogno, soprattutto quando nulla può dare in cambio e può solo tutto ricevere dalle mani del servo degli infermi, innamorato di Dio e umile, vero fratello del prossimo fragile che chiede aiuto e cura.
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